La storia di Viviana Leo e del suo Orto è unica.

La storia di Vì, però, non è quella che spesso si sente ripetere sulla nuova generazione di coltivatori.

Viviana Leo, classe 1995, è nata a Sutri e vive ancora nella terra che l’ha vista crescere, ma il suo orizzonte non si ferma alle mura sutrine. Lei infatti ha un sogno, quello di portare avanti l’azienda agricola del nonno ed è per questo che ha studiato agraria facendo la spola tra l’università romana e viterbese.

Fin da piccola sentiva dei racconti sull’attività del nonno.

 

Fatti riguardanti una varietà di fagiolo borlotto ormai scomparso. Era noto come fagiolo La Regina e si diceva che nonno Leo ne conservasse dei semi; ma si sa che di diceria ne girano tante, soprattutto in una piccola città come Sutri. Così Viviana si è messa a studiare.

Ha portato a termine ricerche storiche e genetiche e lo ha fatto in collaborazione con Arsial, l’agenzia che svolge funzioni di vigilanza su prodotti di qualità regolamentata (DOP-IGP-BIO) e che si occupa di valorizzare il patrimonio genetico presente sul territorio regionale.

 

Con loro la giovane Leo ha svolto analisi chimiche e sull’eredità biologica su una serie di sementi che sembrano custodire le caratteristiche originali dell’antico seme de La Regina.

I retroscena legati all’opera di convincimento su cui Viviana ha dovuto lavorare per farsi cedere poche unità di quel famoso fagiolo sarebbero degni di un film di Monicelli, ma non ne parleremo qui.

Basti sapere che sono semi custoditi, con una certa gelosia, da persone ormai anziane e che sono stati avidamente tramandati di generazione in generazione come se fossero un tesoro antico e delicato di cui pochi ancora hanno memoria.

Cosa è emerso delle ricerche?

Quello che si sospettava già da tempo e cioè che il seme più vicino all’originale è quello di Giuseppe Leo.

~ Sì, proprio lui, il nonno di Vì ~

Questa scoperta ha forgiato la professionalità della giovane Viviana, tanto che decide di fare della ricerca continua il pilastro portante della sua attività.

Da lì a fondare l’Orto di Vì e spedire sul territorio i suoi box biodegradabili pieni di verdure genuine, il passo è stato breve.

Viviana Leo e la sua mascotte

Perché sul logo c’è un’oca?

Viviana è cresciuta con le scarpe nella terra, rincorrendo e accudendo animali da cortile di vario genere. Tra tutti, però, quelli a cui dedica più attenzione sono proprio le oche e lo fa per un motivo particolare.

L’oca più debole della nidiata, infatti, viene allontanata dalla mamma, ma un’oca neonata impiega due mesi per essere autonoma. A quelle lasciate indietro, quindi, spetta un destino segnato.

Per questo Viviana si è sempre presa cura di oche “problematiche” come ad esempio Guendalina e Qua Qua che, nate entrambe con problemi alle zampe e ai piedi palmati, inciampavano di continuo rimanendo indietro rispetto al gruppo.

La passione di Viviana per la sua terra e i suoi animali si è trasformata nell’Orto di Vì. Una realtà solida che è anche un punto di riferimento nel delivery di frutta e verdura a livello territoriale.

Si tratta di prodotti coltivati nel rispetto dell’ambiente, della tradizione agricola e della salute umana, senza l’uso di pesticidi, di OGM, di concimi di sintesi e di sostanze potenzialmente nocive, per il terreno o per chi le ingerisce.

 

Anche il packaging è stato studiato per essere interamente biodegradabile perché per Viviana Leo lo scopo da perseguire è quello del naturalmente buono: uno stile di vita e produttivo dove la sostenibilità è la chiave di volta.